Capitolo Primo

 

È passato parecchio tempo dall’ultima volta. Pensavo di non avere più blocchi per appunti nel cassetto e invece ne è saltato fuori uno. Ci ho pensato un po’ prima di decidermi a scrivere ancora le altre storie del nostro club, il Circolo Golf Belvedere. Da tanti anni lavoro qui come segretario e direttore, ormai alle vicende strampalate di questo posto ci ho fatto l’abitudine. Nessuna storia somiglia a un’altra: le cose non si ripetono mai allo stesso modo, siamo noi che pensiamo succeda. Anche questo ritaglio di mondo, accoccolato fra colline, campi di granturco e vigneti, sembra un posto qualsiasi. Chi ci arriva per la prima volta dalla stradicciola sterrata vede una costruzione elegante, circondata da fairway ordinati e pensa che sia un gran bel circolo come tanti altri. Ma io, che
la conosco fin da piccolo, ricordo bene quando era solo una costruzione semplice e senza fronzoli e come il signor Antonio e la signora Kathy la trasformarono con tanta passione.
Mi trema sempre la mano quando scrivo il nome della donna che ricevette le prime nove buche come dono d’amore da parte del marito. La signora Kathy era irlandese: capelli rosso fuoco e larghi occhi verdi illuminati da pagliuzze dorate, un gran carattere e un amore così sconfinato per il golf da contagiare chiunque. Io sono stato la sua prima vittima, ero ancora un ragazzino quando mi insegnò a farle da caddie e poi a chiudere le mani in un grip che non era perfetto ma di certo emozionante.
Lei mi ha insegnato tutto e mi ha aiutato a scegliere la strada giusta. Adesso non c’è più e mi manca. Ma quando ho davvero bisogno di lei la trovo sempre. Grazie, Kathy. Per una volta ti chiamo così. Non lo farò mai più, prometto. È la consuetudine fra compagni di gioco, golf e vita sono simili. Me lo hai spiegato tu e quando ci riesco tento di farlo capire anche agli altri.